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Teresio Olivelli è nato a Bellagio il 7 gennaio 1916. Nel 1923 la famiglia si trasferisce a Zeme e, quando il giovane Teresio ha completato il percorso di studi alle scuole elementari, si trasferisce a Mortara. Qui Olivelli frequenta il ginnasio "Luigi Travelli" e la parrocchia di San Lorenzo: figlio spirituale del parroco don Luigi Dughera, partecipa alle attività del Circolo San Lorenzo ed entra nell'Azione cattolica. Dopo essersi diplomato al Cairoli di Vigevano, si laurea in giurisprudenza all'Università di Pavia; aderisce criticamente al fascismo dal quale si distacca ideologicamente per le scelte personali cristiane. Per otto anni collabora a Roma con l'Istituto nazionale di studi e, rifiutando l'esonero, intraprende il servizio militare. Confidò: «Non ho eroici furori. Solo desidero fondermi nella massa, in solidarietà col popolo che senza averlo deciso, combatte e soffre». Partecipa alla campagna di Russia, come sottotenente della Tridentina, che vive con alto senso di carità cristiana mettendosi a servizio dei feriti. Rientrato in Italia, diventa rettore del collegio Ghislieri di Pavia a soli 27 anni. Dopo l'armistizio dell'8 settembre rifiuta la collaborazione con i nazisti, viene arrestato e deportato in Germania; riuscito a fuggire, partecipa alla resistenza cattolica in Lombardia. Nella lotta per la libertà fonda il foglio clandestino “Il ribelle” dove spiega il concetto di resistenza come “rivolta dello spirito” alla tirannide, alla violenza e all'odio. Scrive la preghiera “Signore facci liberi”, conosciuta come la Preghiera del ribelle per amore. Viene arrestato nuovamente il 27 aprile 1944 nei campi di Fossoli, Bolzano, Flossenburg e Hersbruck. Faceva pregare di nascosto, organizzava riunioni di lettura del Vangelo, lezioni di catechismo, anche in lingue diverse; in mancanza di sacerdoti si prestava per l’assistenza religiosa ai moribondi. I kapò lo odiavano più degli altri prigionieri, a motivo del suo atteggiamento religioso e del suo servizio spirituale in favore del prossimo. In lui i nazisti vedevano un atteggiamento quasi sacerdotale e il loro odio nei suoi confronti aumentava. Inoltre, si prendeva cura dei malati, abbandonati a se stessi e alla morte. Li portava in infermeria, li assisteva di giorno e di notte, puliva le piaghe, distribuiva la sua magra razione agli altri, per farli sopravvivere, mentre lui deperiva. Quando lo scoprivano le SS lo picchiavano a sangue, poiché in quell'inferno non erano ammessi gesti di religiosità e atti di carità.Imitando il Re dei martiri e spinto da una granitica fede, si sacrifica senza tentennamenti in difesa per i suoi compagni. Rende l'anima a Dio il 17 gennaio 1945, dopo aver difeso un suo compagno brutalmente pestato da un kapò.La Causa è stata aperta il 29 marzo 1987 nella diocesi di Vigevano; postulatore padre Innocenzo Venchi e presidente del Tribunale Ecclesiastico don Mario Tarantola. Il 14 marzo 2004 monsignor Paolo Rizzi è nominato postulatore, a seguito del decesso di padre Venchi. La Positio super vita, virtutibus, fama sanctitatis viene approvata all’unanimità dalla consulta storica nella seduta del 24 maggio 2011; presentata il 1 dicembre 2015 alla Congregazione Ordinaria, ottiene l’unanime giudizio positivo dei padri cardinali e vescovi sulle virtù del Servo di Dio. La Causa è quindi passata al giudizio definitivo del Santo Padre Francesco, che il 14 dicembre 2015 ha autorizzato la promulgazione del Decreto sull’eroicità delle virtù, concedendo al Servo di Dio Teresio Olivelli il titolo di venerabile. Il 17 giugno 2017 è stato riconosciuto il suo martirio aprendo le porte alla sua beatificazione. Il 3 febbraio 2018 è stato proclamato Beato a Vigevano: la celebrazione, presieduta dal cardinale Angelo Amato, rappresentante del Papa, si è svolta al Palasport. Per la sua breve ma intensa esistenza, segnata dal filo rosso della carità cristiana, Teresio Olivelli si è guadagnato l'appellativo di "difensore dei deboli".A seguito della beatificazione si è assistito ad un crescente interesse per il nuovo Beato, specialmente nelle regioni del nord Italia. La pagina Facebook e il gruppo “Teresio Olivelli” hanno registrato puntualmente le numerose iniziative spirituali e culturali, promosse da parrocchie, scuole, gruppi di Azione Cattolica, alpini e partigiani, alle quali hanno portato i loro autorevoli contributi il postulatore monsignor Paolo Rizzi e il vicepostulatore don Mario Tarantola. Questi incontri hanno favorito la conoscenza e la riscoperta dell’autentico profilo umano e cristiano del martire lomellino, come anche il significato più profondo del dono volontario della sua vita per amore del Vangelo. La sua adesione al Signore, le sue virtù eroiche e il suo martirio cristiano, riconosciuti ufficialmente dalla Chiesa con la Beatificazione, hanno spinto la gente a ricorrere sempre più alla sua intercessione; il quadro esposto nella basilica di San Lorenzo, alla sinistra del presbiterio, è meta quotidiana di devoti ed estimatori che si raccolgono in preghiera, per chiedere il suo aiuto e la sua protezione spirituale.